Il presente: l’unica dimensione in cui abita il corpo

Nella sua dimensione biologica, non è un caso che ai due estremi delle più comuni forme di sofferenza emotiva si collochino due opposte modalità di vivere la dimensione temporale.
Da un lato abbiamo l’individuo depresso, invischiato in un passato che non esiste più, ma che estende la sua ombra su un presente reso invivibile dalla distruttività della sofferenza provata. Dall'altro il soggetto che per gestire l’ansia anticipa, dolorosamente, un futuro che non c’è ma che è vissuto in modo eccessivamente minaccioso. Se consideriamo questo aspetto, possiamo ipotizzare che riuscire a collocarsi nel presente del proprio vivere possa costituire una via molto utile per cercare di porre un limite alle condizioni di disagio. La modalità con cui riuscire a collocarsi nel presente, deve essere individuata nel corpo. Fare ricorso a tecniche centrate sulla consapevolezza dell’esistenza del corpo e delle sue funzioni nel momento in cui avvengono, ovvero nel presente. Si tratta di tecniche facili da apprendere e agevoli da applicare, che sono alla base di molte pratiche di meditazione. Una delle modalità più semplici da apprendere è la meditazione centrata sulla consapevolezza del respiro. Un primo passo per rompere la gabbia dello sguardo rivolto al passato o troppo in avanti,che può essere praticata anche più volte nella giornata, in condizione di benessere, quale allenamento alla sua utilizzazione in momenti di disagio o di disturbo.